E' così difficile a vent'anni
E' difficile amare a vent'anni.E' difficile almeno quanto è facile perdere la testa.
A vent'anni, tutto è un casino: si studia, si lavora, spesso si fanno entrambe le cose allo stesso tempo.
E' l'età in cui molti ragazzi devono viaggiare, spostarsi per un anno o di più, magari per sempre, alla ricerca del percorso migliore per la realizzazione dei propri obiettivi.
E' l'età in cui si ha il dovere (e la volontà) di costruire il proprio futuro.
A vent'anni, tendenzialmente, non si convive.
Non si ha la possibilità di tornare a casa ogni sera ritrovando il proprio partner alla fine di una lunga giornata. Non si hanno tutte le giornate libere come a quindici e sedici anni, quando si è occupati al massimo da qualche ora di studio.
E' l'età delle prime vere responsabilità.
E' l'età in cui cercare di costruire qualcosa con qualcuno può significare cercare di costruire allo stesso tempo per sé stessi una strada del tutto diversa e inconciliabile da quella alla quale si sta dando forma nella relazione corrente.
E' l'età in cui il tempo può essere veramente poco, meno ancora di quando, in età adulta, si hanno terminati gli studi e si ottiene un lavoro stabile, un lavoro che, generalmente, consente di avere dei momenti precisi, nella giornata o nella settimana, di tempo libero. Sviluppare la capacità di convivere con un sentimento illimitatamente profondo: è allora questa, fatte simili considerazioni, l'età giusta per farlo?
E' difficile essere innamorati e stare felicemente insieme quando tutto va bene. E' facile quando non si ha nulla tra cui scegliere. Quando non c'è niente altro da occupare la vita.
E' più difficile esserlo, è più difficile e raro amare quando è l'amore a diventare la scelta, la scelta difficile in mezzo a tutto il casino che c'è intorno.
Ma forse è proprio lì che si impara a prendersi cura di qualcuno, a convivere con un sentimento maturo, quando si è coinvolti in un'emozione così forte da essere portati a vincere la stanchezza e lo stress facendo prevalere in questo modo il desiderio di veder felice l'altra persona, principalmente perché, nonostante tute le difficoltà, a volte lo sconforto e il senso di impotenza, l'amore spinge a considerare la felicità individuale come un'emozione monca, incapace di brillare della sua massima luce.
Ma è facile accettare spontaneamente di vivere in questo modo? Decidere di provare a vivere un amore piuttosto che scacciare ogni sentimento e rifugiarsi in sé stessi? Di porre questa ulteriore condizione alla propria serenità? E come si giunge ad essere davvero motivati a farlo?
Probabilmente, è un'operazione che richiederà più tempo di quanto fosse necessario in piena adolescenza.
Ci vuole più coraggio, forse perché c'è più consapevolezza, per quanto poca possa essercene a vent'anni. Ed è un lavoro meticoloso, difficile, sempre in bilico. Sempre sospeso tra: "Questo lo possiamo affrontare tranquillamente." e "Sta volta non so se ce la facciamo.", "Spero ce la faremo.".
Senza progetti, senza garanzie, senza piani, perché in fondo in amore, quando mai ha senso farne?
L'importante è mescolarsi.
Diventare l'uno il complice dell'altro, la spalla, il braccio.
Non scoraggiarsi di fronte alla crudeltà che la vita riserva lungo la scala verso la propria realizzazione, ma anzi vedere le difficoltà come un'occasione per unirsi di più.
E' così difficile avere vent'anni.
E' così difficile amarsi, a vent'anni.
Ma insieme, è anche dolcissimo saperli vivere.
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