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mercoledì 2 agosto 2017

Cammino

Sono ritornata a scrivere dopo tanto tempo.

Ho tentato di recuperare una storia che era già finita in partenza.
Questo ultimo anno è stato un calvario: prima ho nascosto ai miei amici della mia relazione con quello che è adesso il mio ex ragazzo per paura di essere giudicata, per poi trasformarmi in quella fidanzata passiva per paura di essere lasciata. Credevo che non facendo presente critiche o non dicendo cosa bisogna fare in una relazione, ma al contrario, avendo pazienza e facendoglielo capire con messaggi subliminali, tutto sarebbe migliorato.

La comunicazione è la chiave di tutto.

Due settimane fa, dopo che l'ultima goccia ha fatto traboccare il vaso, l'ho lasciato. Non vedevo più una soluzione nei nostri problemi dovuti a lui se non allontanarmi dal veleno che ormai mi scorreva nelle vene.
Negli ultimi mesi ero stata trascurata, messa in un angolino, la tipica ragazza che ti aspetta a casa e ti dice: "Come è andata la giornata? Esci a svagarti con i tuoi amici, io ti aspetto qui nascosta dal tuo mondo." Non ce l'ho più fatta. Amavo troppo me stessa per lasciarmi sopraffare gli anni della mia giovinezza da una situazione del genere.
Ovviamente non è stato facile e la rottura ha portato alla luce nuovi aspetti del mio ex di cui non ero a conoscenza. Si è messo a piangere dicendomi che non è soddisfatto di sé stesso, che si sente costantemente infelice sotto ogni punto di vista, a partire dal lavoro e a concludere con la nostra relazione, sebbene non ci sia stato un evento scatenante. Mi diceva che si sentiva completamente passivo dalla vita e l'unica cosa che poteva fare e lasciarmi andare, anche se, a sua detta, ero la donna più importante della sua vita.

Ero fottutamente convinta di quel che ho fatto e mi sono detta che non mi sarei fatta trascinare nell'oblio dove stava lui. Per quanto lo amassi, mi meritavo di meglio. Merito una persona che sappia il valore della mia persona e non che mi usi semplicemente per sfogare una frustrazione non dovuta a me.

Peccato che il giorno dopo mi scriva un messaggio in cui mi diceva che si era pentito di quel che ha fatto e voleva sistemare tutto. Mi ha promesso che sarebbe cambiato e che avrebbe recuperato tutto perché un mondo senza di me non riusciva ad immaginarlo.

Effettivamente ci sono stati dei cambiamenti da due settimane a questa parte: mi chiedeva molto più di uscire, era pronto a fare nuove esperienze e a rompere la routine quotidiana, ma per me non era abbastanza. Sapevo che il lavoro che sta facendo lo logorava e il fatto che me lo nascondesse - e mi nascondesse oltretutto il suo malessere che continuava a spegnerlo - mi faceva dubitare di lui, tanto da perdere quasi totalmente la fiducia nei suoi confronti.
Non stavo bene a non vederlo star bene e non stavo bene perché io ero di nuovo una conseguenza, un po' più alleggerita rispetto alle settimane precedenti, di qualcosa che non riuscivo e tutt'ora non riesco a capire.

Ed arriviamo a ieri: sono scoppiata, gli ho urlato in faccia che è un povero patetico, immaturo e soprattutto inetto; che preferisce farsi travolgere da questa sorta di depressione - che non so ancora se effettivamente è depressione o solamente una scusante per lasciarci - piuttosto che comunicare con me e reagire assieme. Mi ha dato ragione, mi ha detto che non si sente un uomo, che non si ama e non si piace e quindi trova difficile amare me e - gran finale - piuttosto che rovinarmi preferisce lasciarmi andare. Insiste con il dire che il problema è lui e il suo malessere e che per quanto lui creda che io sia la donna della sua vita e la persona più compatibile sulla terra, non vuole continuare questo calvario senza una soluzione, anche se io la vedo nella comunicazione e nell'apertura.
L'unico con cui parla è un suo amico, che chiamerò A, ma non riesce a fare la stessa cosa con me.

Io credo che sia depresso e che il motivo per cui si è allontanato da me è perché non l'ho compreso e si sentiva giudicato. Ieri mi ha anche rivelato di aver pensato al suicidio, eppure stento a credere che nei momenti del bisogno una persona tenda ad allontanare le persone a sé più care. Sento che sono tutte scusanti e giustificazioni, piuttosto che un motivo per cui rialzarsi e pensare di risolvere la sua vita senza dover per forza azzerare tutto quello che c'è stato.

Ne ho parlato anche con i miei genitori. Mio padre è andato in depressione nel '98 e mia madre gli è stato accanto, quindi credo che siano le persone più adatte per consigliarmi.
Mi hanno detto di avvertire immediatamente i suoi genitori, in modo tale che possano aiutarlo anche loro e di stargli accanto a prescindere di come possa andare la nostra relazione, conclusa o no.

Mi sono venuti i dubbi che in realtà io abbia ingigantito tutto - tipica mia caratteristica - e che in realtà l'unica cosa che voglia è quella di farsi i fatti propri e continuare semplicemente una vita senza di me. E che non abbia effettivamente il coraggio di ammetterlo a sé stesso e quindi continua a tenersi una porta aperta nel caso in cui non trovasse di meglio.
Comunque sia, ieri mi ha assicurato che il problema non sono io ma non è lui, eppure questa è la tipica frase dei codardi. Per questo continuo ad essere arrabbiata, delusa e preoccupata nello stesso tempo.

Per avere conferma delle mie ipotesi ho deciso di scrivere al suo amico e confidente A, che ovviamente è a lavoro e mi ha detto che ne avremmo parlato stasera, sempre che se lo ricordi.
Sono sempre lasciata sulle spine e con mille dubbi, come al solito.
Devo sapere una sua risposta entro stasera sul tardi, perché poi dovrò andarmi a riprendere le mie cose dal mio ex, per dare un taglio netto e rendere la rottura un po' più breve - anche se con tutti questi pensieri e paranoie, la separazione non sarà per niente semplice per me.

Dulcis in fundo, domani è il mio ventitreesimo compleanno e non c'è nessuno qua dalle mie parti. I miei amici sono in vacanza e l'unica rimasta qua ha i cazzi suoi per la testa e non credo abbia molta voglia di festeggiare. E non ne ho nemmeno io. Avrei voluto festeggiarlo con lui, ma credo che questa volta sia definitiva.
La mia paura è che se taglio la corda non ci sarà più un ritorno. Perché lui sarà andato avanti e io pure e mi sento di aver sprecato da una parte il mio tempo, dall'altra un'occasione per essere felice di nuovo con qualcuno.

Ho paura di non trovare qualcuno che mi ami per come sono, ma la mia paura maggiore è che io non trovi più qualcuno da amare. Ho avuto tante relazioni nella mia vita, dove però sono state per lo più un 'passatempo' per me o una prova piuttosto che un reale sentimento. Questo è stato un colpo di fulmine, unico, reale e quasi totalizzante. Il suo fisico e il suo carattere mi hanno colpita e infine mi hanno abbattuta.

Ho anche paura di stare di nuovo male per lui, come la prima rottura avvenuta praticamente un anno fa. In quei mesi estivi non ho mangiato, non dormivo e non riuscivo più a sorridere veramente. Non voglio stare di nuovo così, ma sento di nuovo quel blocco allo stomaco che avuto l'altro anno e questa cosa mi sta ammazzando. Non voglio e ho paura. Non voglio lasciare le cose a metà, voglio stare bene per una volta. Voglio continuare ad amarmi, sebbene sia una cosa che ho imparato poco tempo fa.
Ho paura di non farcela di nuovo. Ma devo mettercela tutta. Per forza. Altrimenti muoio dentro.

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