Avrei voluto capire prima che cosa volessi.
Avrei voluto non sprecare tempo, soldi e sentimenti.
Ho sbagliato di nuovo a darti una possibilità che alla fine non si rivelerà tra le migliori.
Ho amato, tentato di farlo con scarso successo.
Ho paura della vita adesso. Ho sempre immaginato una vita con lui ma adesso che non ci sarà più non ho più prospettive. Non so se avrò voglia di condividere di nuovo la mia luce.
Ogni volta che tento di esprimermi sento un peso sullo stomaco, come se in realtà più parlassi, più quel peso non si affievolisce ma tende a diventare sempre più difficile da digerire.
Non so come realizzare i cambiamenti, li ho sempre odiati ma li devo per forza accettare.
Ci sono giornate dove non penso a niente se non a fantasticare a come le vite potrebbero intrecciarsi di nuovo. Ma questa volta, mia cara Jennifer, non c'è più via di fuga. Non si può tornare indietro da delle decisioni prese.
E fa male. Sei costretto a prenderle perché nessuno si merita di stare in un equilibrio instabile. Nessuno si merita di morire dentro, logorati da quello che si crede sia il sentimento più bello mai provato.
E allora mi chiedo: come fanno le donne a vivere dopo che il proprio marito le lascia nel pieno dei quaranta o cinquant'anni e magari durante la loro relazione avevano deciso di non avere figli?
Si suicidano?
E io che ne ho ventitré, come posso essere così sicura di rimanere ferma su una persona che alla fine ti volgerà sempre le spalle volente o nolente?
Forse quella problematica sono sempre stata io fin dall'inizio. Io che non riesco a svolgere la mia vita senza avere qualcuno accanto. Probabilmente ho sempre cercato di badare agli altri perché non sono mai riuscita a prendermi cura di me stessa, di quello che volessi davvero, dei miei desideri, passioni e paure. E alla fine a ventitré anni ti ritrovi a capire tutto questo in una botta sola e tutti i castelli di carta che mi sono costruita sono stati spazzati via da una leggera ventata. Non deve essere per forza il tornado a cancellare tutto. Basta solo svegliarsi e capire che effettivamente tutti i pilastri su cui tenevi conto non sono mai stati portanti. E così ti ritrovi con il nulla davanti.
L'altro anno, nel pieno della mia crisi avevo appeso quattro post-it che mi ricordassero le cose più importanti della vita:
- Devo amarmi;
- Devo riscoprirmi;
- Serenità;
- Trasparenza.
Non so se alla fine sono riuscita a raggiungere i miei obiettivi, se stessi totalmente bene con me stessa non sarei qua a piangermi gli ultimi due anni della mia vita con un ragazzo che non mi ha lasciato totalmente nulla se non amarezza. E insicurezza. E giudizio.
Continuo a chiedermi a cosa sia dovuta la mia dipendenza da lui.
Ieri pomeriggio ho fatto una lista dei pro e contro e hanno vinto i contro, ma la mia irrazionalità mi ha portato a pensare a quei momenti che erano fatti di felicità, spensieratezza e spontaneità. Tre cose che hanno sempre caratterizzato la mia persona ma che credo di aver perso man mano che sono andata avanti. Ne avevo parlato con amici e mi hanno detto "E' la crescita che porta a questo". Ma io non ne sono così sicura. Perché loro riescono ad essere comunque felici. Io no. Nemmeno quando avevo la persona più fantastica del mondo al mio fianco.
Perché, diciamocelo, sono un'eterna infelice e non mi accontento mai di nulla.
Alla fine colpevolizzo tanto lui per non aver preso prima questa decisione, ma in realtà la colpa mia, perché non ho mai avuto le palle di mollare la presa. Perché vedere la vita in una prospettiva diversa vuol dire anche prendere le strade più scomode e abbandonare il proprio compagno, che non è così compatibile come l'esperienza con lui ti ha insegnato. Che in realtà i momenti più belli sono di un periodo a sé, puro e non ancora toccato dal' "io maligno" che ha fatto perdere tutti i colori più belli, lasciando strascichi di nero, grigio e bianco.
Prendere una posizione è quello che mi merito. Non provarci più è quello che il mio cuore si merita. Un po' di aria e di pensieri vuoti. Anche se non si ritornerà più ai momenti belli: ai ti amo, ai grazie di esserci e tutto il resto. Ma non tutte le cose devono andare come vogliamo che vadano, ma come bisogna che vadano.
E' uno scritto per autoconvincermi che è la cosa più giusta da fare? Sì.
E' quello che voglio fare? No.
E' quello che lui vuole fare? Non lo so, ma di sicuro non è fermo sul sì. Le risposte sono "No" o "Non lo so". Ma alla fine coincidono sempre: il non lo so viene utilizzato per non darti dispiaceri e delusioni. E io sarò una delusione dopo domani. Sarò a pezzi, non amerò la vita e non amerò nessun altro. Ma forse potrò di nuovo respirare.
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